Wednesday, July 18, 2018

Come diventare nobili oggi

Come diventare nobili oggi

Come diventare nobili oggi

Come si può agilmente arguire dalla lettura delle pagine precedenti, nonchè dalla stessa intestazione del sito, è mia ferma intenzione dare in questo luogo indicazioni pratiche, semplici, e alla portata di tutti su come acquisire un titolo nobiliare che sia giuridicamente solido e pienamente difendibile in punto di diritto dagli attacchi, sempre vili e traversi, degli immancabili aristocratici "primi della classe".

Con la stessa sincerità e semplicità, però, debbo dire che per diventare nobili oggi ci voglio molto tempo o, in alternativa, molto denaro. Non si speri, quindi, di poter acquisire un titolo ben spendibile in società collegandosi all'immancabile sito internet dove, con poche decine o al massimo qualche centinaia di euro, si acquistano improbabili pergamene di altrettanto improbabili micronazioni. 

Parimenti, e come ho già detto senza entrare nel merito, mi sento di sconsigliare ad oggi la ricezione di titoli nobiliari da parte di dinastie che non siano saldamente su un trono. Ora, escludendo che chi mi legge sia tanto intimo del re Felipe VI da ricevere nei prossimi mesi un grandato di Spagna, o tanto introdotto con i Windsor da poter ragionevolmente aspirare ad un seggio alla Camera dei Lords, vado ad elencare e a tratteggiare brevemente i modi che, a mia conoscenza, consentono di acquisire uno status nobiliare ragionevolmente inattaccabile.


1. La registrazione del proprio stemma di famiglia presso un'autorità araldica, e il trascorrere di almeno 100 anni per l'ottenimento della distinta civiltà.

Alcuni Stati, tanto monarchici quanto ad ordinamento repubblicano, conservano appositi uffici araldici incaricati di registrare gli stemmi dei propri cittadini, di persone ivi residenti, o comunque di individui che possano vantare una qualche forma di rapporto con il territorio dello Stato di cui i predetti uffici sono espressione. In questo senso, lo stemma viene inteso come una rappresentazione grafica del proprio nome e cognome, per ciò stesso meritevole di tutela una volta che ne vengano esplicitate le caratteristiche con la registrazione, al pari di come usualmente gli ordinamenti statuali tutelano il nome e il cognome di una persona non appena esso viene registrato all'anagrafe.
 
Gli Stati che ancora dispongono di tali uffici nella pienezza delle loro funzioni sono vari. Suggerisco di consultare la voce "heraldic authority" su Wikipedia, dove è contenuto un elenco completo di questi uffici e dove, con qualche ulteriore ricerca, sarà agevole verificare i requisiti, i tempi e i costi per la registrazione. Se non erro, i soli che consentano la registrazione degli stemmi anche agli stranieri non residenti sono l'ufficio araldico del Sudafrica e il Re d'Armi di Castiglia e Leòn, ma può darsi che ricordi male. Per gli altri si richiede la residenza se non addirittura la cittadinanza dello Stato in questione.

Comunque, al di fuori dei rari casi di usurpazione dello stemma o di contestazione dello stesso, ai nostri fini la registrazione ha il pregio di definire in maniera formale la data a partire dalla quale un esponente di una certa famiglia, e presumibilmente i suoi discendenti in linea retta, hanno iniziato a far uso di quello specifico stemma poichè regolarmente concesso da un'apposita autorità ancorchè estera, e ciò al fine di iniziare a far trascorrere quei 100 anni che la nostra più recente legislazione nobiliare, ossia il R.D 7 giugno 1943 n. 651, all'articolo 30, pone a fondamento per "il riconoscimento di stemmi di cittadinanza a famiglie non nobili, ma di distinta civiltà, che possano provare con documenti autentici o riproduzioni di monumenti di goderne da un secolo il legittimo possesso".

E' d'uopo a questo punto introdurre il concetto di "distinta civiltà" che volendo definire in parole semplici potremmo qualificare come l'utilizzo di uno stemma di famiglia per lungo tempo accompagnato da un certo benessere tale da escludere l'esercizio di mestieri vili e disonorevoli (le cosiddette "arti meccaniche"). Il possesso di uno stemma e il non esercizio di arti meccaniche conferivano infatti, in Antico Regime, uno stato in un certo qual modo equiparato di fatto alla nobiltà e definito "more nobilium". Praticamente le famiglie benestanti e stemmate dopo un certo tempo (in genere tre generazioni, ossia 100 anni) finivano per essere, nella considerazione della collettività, associate a quella nobiltà pienamente detta di cui, pur non facendone formalmente parte, condividevano gli stili di vita agiati, gli usi e le costumanze.

Questa situazione, come è intuibile, non determina una piena nobiltà. Oltre alla lunghezza del tempo, assolutamente non indifferente, che separa la concessione dello stemma dal pieno e incontestabile "more nobilium", comunque tale stato resta sempre "di fatto", ossia privo di una formalizzazione, al di fuori della semplice concessione dello stemma, che certifichi il pieno ingresso della famiglia in questione nel ceto nobiliare. 

Ad ogni modo, potendolo fare, io consiglio sempre di adoperarsi per registrare il proprio stemma presso una delle autorità in questione. La spesa infatti non è mai eccessiva (in genere sempre al di sotto dei 2.000 euro), e comunque una formalizzazione dell'uso di uno stemma è sempre qualcosa che potrà essere utile nei decenni seguenti, magari per l'ingresso nelle categorie nobiliari dell'Ordine di Malta per un discendente in linea femminile nel caso in cui sia necessario supportare la nobiltà un poco debole o recente in capo alla famiglia principale del candidato.


2. L'ottenimento per tre generazioni di fila del grado di "Cavaliere di Grazia Magistrale" del Sovrano Militare Ordine di Malta.

Abbiamo parlato dell'Ordine di Malta, che in questo caso torna con prepotenza per l'ottenimento di una piena e completa nobiltà. Inutile dire che per Ordine di Maltra intendiamo quello "vero", cioè quello con sede in via dei Condotti a Roma, con un regolare Principe Gran Maestro etc. etc. etc. Non si pensi dunque di poter ottenere qualcosa di valido da tutte quelle organizzazioni private che, plagiando il vero Ordine di Malta o semplicemente ispirandosi ad esso, dispensano le più improbabili onorificenze e dignità.

Ora, mi è stato detto che dopo tre generazioni ininterrotte in cui una famiglia ha ottenuto cavalierati di Grazia Magistrale, la quarta generazione potrà accedere all'Ordine come Cavaliere di Grazia e Devozione, ossia in categoria di piena e generosa nobiltà. Ho scritto "mi è stato detto" perchè, per quanto io mi sia sforzato di trovare notizie su quest'uso, non ne ho trovato testimonianza scritta in atti ufficiali dell'Ordine (sempre poco accessibili, in verità), nè tantomeno ho avuto modo di conoscere personalmente un cavaliere di quarta generazione entrato in Grazia e Devozione per il motivo di cui sopra.
La cosa, comunque, mi sembra tuttavia degna di fede: il cavalierato di Grazia Magistrale conferisce infatti nobiltà personale a chi vi è investito e, per il principio espresso nel primo paragrafo di questa pagina, dopo tre generazioni di equiparazione nobiliare (o nobiltà personale, è lo stesso) ad essere nobilitato è tutto il casato tramite, appunto, la certificazione formale di questo stato con l'ingresso in apposita categoria nobiliare del quarto candidato che, quindi, godrà finalmente degli sforzi di chi lo ha preceduto.

Inutile dire che, anche in questo caso, tre generazioni sono lunghe a passare, senza parlare degli sforzi necessari per entrare in un ordine cavalleresco così prestigioso e così ambito. Tralasciando, peraltro, il fatto che questa via è aperta solo per chi è cristiano cattolico praticante, essendo l'Ordine di Malta un ordine religioso, e per chi da cattolico sente anche la vocazione (niente affatto scontata) al volontariato e all'assistenza dei poveri e degli ammalati.

Trattasi dunque di una via decisamente non per tutti, lunga e faticosa, assolutamente non percorribile in assenza di una sincera vocazione e di una tenacia da trasmettere ai propri discendenti per almeno tre generazioni, e non sono poche.


3. La fondazione di una commenda di giuspatronato.

Le informazioni sulla percorribilità di questa via sono tanto incerte e frammentarie da rendere l'argomento uno dei meglio custoditi di tutto il mondo del diritto nobiliare contemporaneo. Di scritto non c'è nulla in giro, quelle poche informazioni che ho e che qui trasmetto le ho carpite in lunghe chiacchierate dove comunque i "credo", i "mi pare", e i "probabilmente" erano quanto mai abbondanti.

Innanzitutto è necessario chiarire cosa sia una commenda di giuspatronato, detta anche "fondazione". Molto brevemente e generalizzando al massimo, praticamente essa è una donazione molto cospicua, in genere un bene in grado di produrre reddito come può essere un immobile, che viene appunto intestato ad un ordine cavalleresco che contempla ancora oggi la possibilità di costituirne una. Con tale bene il fondatore si costituisce "commendatore di giuspatronato" e continua a gestire e a percepire la rendita che quel bene produce. La stessa cosa faranno i maschi primogeniti del casato discendenti in linea retta dal fondatore i quali, succedendo l'uno all'altro nel titolo e nella dignità di commendatore di giuspatronato, continueranno a percepire tale rendita fintanto che, estintasi la famiglia perchè priva di eredi maschi, il bene sarà definitivamente incamerato dall'ordine e la commenda sarà estinta.

Nei secoli passati questa strada era usualmente percorsa da quelle famiglie che, per amore di prestigio e per sincera devozione cristiana, avevano cura di garantire per sè e i propri discendenti un qualche ruolo in un ordine cavalleresco prestigioso come l'Ordine di Malta, l'Ordine Costantiniano di San Giorgio, ed altri.
Ma poichè questa via garantiva, e garantisce fin da subito, l'accesso ai predetti ordini al massimo grado di nobiltà, ha finito per non essere più consentita malgrado porti denaro contante e nuovi membri ad ordini il cui scopo primario dovrebbe essere l'assistenza e l'aiuto ai poveri e ai bisognori.

Ad oggi, l'Ordine di Malta contempla astrattamente la possibilità di costituire commende ma non so nè il valore dell'immobile che è necessario conferire all'Ordine, nè se effettivamente e praticamente di queste commende se ne facciano ancora. Mi si diceva che qualcheduna ogni anno ancora viene istituita (una cosa come 2 o 3 commende l'anno), ma per lo più in America e dietro generosissime contribuzioni. (p.s.: aggiornamento del 16/08/2016: di commende dell'Ordine di Malta non ha notizia neppure un personaggio oltremodo pestifero ma molto introdotto in queste cose, da me recentemente compulsato cul punto. Credo a questo punto che non se ne facciano più, e dunque tale via di nobilitazione sia da considerarsi sostanzialmente inaridita).

A norma di statuto, l'Ordine Costantiniano di San Giorgio (ramo Napoli) istituisce commende, ma qui il problema è dato dal fatto che non si tratta di entità statuali come è invece l'Ordine di Malta, ma di organizzazioni private legate ad una famiglia (nella specie, i Borbone). Con tutto ciò che ne consegue in termini di minore prestigio e maggiore incertezza nell'investire un valore così cospicuo come un immobile o comunque una cospicua donazione in una struttura privata in mano a famiglie sovente non molto presenti a loro stesse. Inoltre, benchè certamente nobilitanti, tali commende producono una nobiltà non statuale, trattandosi di famiglie che non regnano più, con le conseguenti debolezze giuridiche di cui abbiamo già parlato. Comunque parlerò più diffusamente delle commende costantiniane nella pagina dedicata agli ordini cavallereschi nobilitanti.


4. L'acquisto dell'unico titolo nobiliare ancora legalmente reperibile, ossia quello scozzese di "baron".

A questa via, assolutamente la "regina viarum" tra le strade che conducono a nobiltà certa e generosa, dedicherò un'apposita pagina. Chi è interessato, nel mentre prepari il portafogli ad un esborso che, sebbene ingente, è tuttavia destinato a far coronare al fortunato il sogno di una vita, e cioè l'accesso al ceto nobile in maniera giusta, perfetta e regolare.

In questa sede mi limito ad un incoraggiamento finale: se volete diventare nobili, non abbiate timore a spendere una somma ingente per qualcosa di apparentemente insignificante e inconcreta come la nobiltà. Non date retta agli aristocratici con la puzza sotto al naso, o a chi vi dice che siete matti. La nobiltà, per chi ci tiene, è la cosa più gratificante che esista, costituendo la definitiva consacrazione di un'ascesa sociale fatta con onore e sacrificio nel corso di una vita.

Anzi, a dirla tutta, se siete persone che ci tengono a queste cose, l'acquisto di un titolo nobiliare è il migliore investimento che si possa fare per i propri figli e nipoti. Un titolo nobiliare, infatti, è come il vino che migliora invecchiando: esso assumerà sempre più prestigio e considerazione man mano che trascorreranno gli anni dal suo acquisto, e i sorrisi di scherno che gli stupidi vi dedicheranno nei primi anni si trasformeranno in espressioni di stupore e meraviglia tra un paio di generazioni quando i vostri discendenti non avranno più bisogno di spiegare la presenza di uno status che oramai costituirà parte integrante della loro storia e del prestigio della loro famiglia.

Inoltre, se ad oggi è ancora possibile acquistare titoli nobiliari, nel futuro chissà? La legislazione che ne contempla la compravendita è infatti sovente il residuo di normative antiche, incerte nel loro futuro prossimo. Perchè aspettare dunque? Parafrasando Lorenzo il Magnifico, chi vuol esser nobile sia, che del domani non c'è certezza!

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