Re: Ordini Cavallereschi e prove nobiliari nel XXI secolo
Sono ancora necessarie le prove nobiliari?Un tempo l'ammissione negli Ordini Cavallereschi avveniva come tutti sappiano dietro rigorosa (ma non sempre) prova nobiliare, almeno a quanto stabilito per l'Ordine di Malta dagli statuti di frà Ugo di Revel del 1262; in sintesi il candidato doveva dimostrare di vivere more nobilium e che così erano vissuti i suoi antenati per un certo numero di secoli. Poche righe non possono essere esaustive per presentare la nascita e l'evoluzione di questo processo nobiliare che sopravvive ancora oggi sia nel Sovrano Militare Ordine di Malta, che nell'ammissione ai Capitoli nobili spagnoli dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e in altre organizzazioni che sebbene ormai solo a titolo privato e non tutelate dalla Santa Sede, vengono considerate Ordini Cavallereschi perchè patrimonio premiale di Dinastie (se lo sono ancora) già sovrane. È innegabile la veloce evoluzione della Società negli ultimi 60 anni che ha visto la caduta di varie monarchie e quindi per contro nuove persone avvicinarsi a questo mondo cavalleresco che era completamente ignorato nelle loro famiglie d'origine, ma che nell'immaginario collettivo, particolarmente per i militari, riveste ancora un fascino romantico che arriva a influenzarne anche le scelte di vita, portando a cercare con l'ammissione in un Ordine Cavalleresco una "dovuta" promozione sociale. Nella realtà quotidiana dobbiamo osservare che, statisticamente parlando, gli Ordini Cavallereschi condizionano solo una piccolissima nicchia della vita sociale, e sono considerati così irrilevanti da non essere presi seriamente in considerazione dai media come argomento valido per il raggiungimento di obiettivi concreti dalla politica all'economica ecc. Quindi per esaminare e valutare il tema che vogliamo trattare dobbiamo subito chiederci: perchè in una società che valuta unicamente il merito personale e non più la tradizione storica familiare vengono tenute ancora in piedi queste anacronistiche prove nobiliari, che nella realtà dei fatti sono la pantomima di quanto rappresentavano in passato? In questa società ove sono cadute poco alla volta le barriere sociali, economiche, culturali, o di costume che separavano certe classi dalle altre, come è possibile considerare ancora valida la richiesta di una vita more nobilium in un'epoca dove è ritenuto d'obbligo svolgere un lavoro anche per coloro le cui famiglie, ancora in un recente passato, dovevano esserne esenti (e in certi casi ancora oggi lo potrebbero)? Come si può poi considerare come equivalente a quella del passato la prova nobiliare presentata oggi con notevole semplificazione delle richieste in contrapposizione alle poderose documentazioni pretese in tempi non recenti? Come si può valutare oggi in Italia la nobiltà che non gode di alcuna tutela da parte dello Stato (ma possiamo assimilare al nostro caso tutte le Nazioni che la avevano nella loro tradizione storica), dopo che nel Paese è avvenuta un'importante evoluzione delle leggi a partire proprio dalla famiglia? Sembra poi che affannosamente cerchino la prova nobiliare pensando di farsi riconoscere uno status privilegiato quelle persone che non figurano negli Elenchi nobiliari del Regno d'Italia e neppure nelle tante storie o cronache locali, fatto che dimostra inequivocabilmente l'inesistenza di peso storico della loro famiglia, se non addirittura la ripetuta alterazione nobiliare che li porta a dirsi falsamente un ramo della famiglia nobile storica che con loro divide solo il cognome! Peccato che questi figuri (purtroppo ancora numerosi) non si rendano conto che l'alterazione documentale - sempre clamorosamente smascherabile - non serve mai a cambiare la storia né a porli magicamente allo stesso livello della famiglia a cui vogliono ostinatamente attaccarsi...
Perchè non considerare oggi che ci sono già famiglie che da oltre 100 anni vivono un perfetto more nobilium senza per questo essere mai stati nobili, nel senso che noi attribuiamo alla parola sulla base del diritto nobiliare, e che potrebbero pienamente accedere agli Ordini Cavallereschi in categorie riservate ancora oggi a persone il cui passato familiare è ben diverso dalla reale situazione sociale in cui si trova l'attuale loro discendente, spesso costretto a lavorare anche in posizioni modeste nella nostra società. Ricordo un controsenso udito in una trasmissione televisiva su Rai uno quando l'esponente di una famiglia nobile faceva presente che oggi un "balì" normalmente viaggia sul tram per andare a lavorare o spostarsi, e questo mi fa pensare a quanto mi disse un caro parente, il dott. Franz Ubertis (1914-1986), ispettore generale capo di Pubblica Sicurezza, quando da ragazzo al cimitero di Casale Monferrato gli facevo notare che passava vicino a noi un anziano signore che assomigliava al nonno. La risposta fu breve ma chiara: "Si, è vero, assomiglia fisicamente al nonno, ma non è certo un signore, e tutti sanno che è un disonesto, mentre il nonno lavorava gratis per tutti gli enti benefici della città, era molto colto e non sputava certo per terra come ha fatto lui!". In poche parole il nonno di Franz, il dott. Ambrogio Ubertis (1848-1931), fondatore della Colonia Marina e Alpina Casalese, era da considerarsi a pieno titolo uno che viveva nobilmente anche se lavorava come Ufficiale Sanitario del comune di Casale Monferrato...
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