Monday, May 24, 2021

Come diventare nobili oggi - aggiornamento 2021

Come diventare nobili oggi

Come diventare nobili oggi

Come si può agilmente arguire dalla lettura delle pagine precedenti, nonchè dalla stessa intestazione del sito, è mia ferma intenzione dare in questo luogo indicazioni pratiche, semplici, e alla portata di tutti su come acquisire un titolo nobiliare che sia giuridicamente solido e pienamente difendibile in punto di diritto dagli attacchi, sempre vili e traversi, degli immancabili aristocratici "primi della classe".

Con la stessa sincerità e semplicità, però, debbo dire che per diventare nobili oggi ci voglio molto tempo o, in alternativa, molto denaro. Non si speri, quindi, di poter acquisire un titolo ben spendibile in società collegandosi all'immancabile sito internet dove, con poche decine o al massimo qualche centinaia di euro, si acquistano improbabili pergamene di altrettanto improbabili micronazioni. 

Escludendo che chi mi legge sia tanto intimo del re Felipe VI da ricevere nei prossimi mesi un grandato di Spagna, o tanto introdotto con i Windsor da poter ragionevolmente aspirare ad un seggio alla Camera dei Lords, vado ad elencare e a tratteggiare gli unici due modi che, a mia conoscenza, consentono di acquisire uno status nobiliare inattaccabile.

1. La registrazione del proprio stemma di famiglia presso un'autorità araldica statale, e il trascorrere di almeno 100 anni per l'ottenimento della distinta civiltà. (ATTENZIONE: leggete con attenzione l'aggiornamento del 31/01/2021 qui di seguito. Parrebbe che anche questa via abbia oramai una portata dubbia...).

Alcuni Stati, tanto monarchici quanto ad ordinamento repubblicano, conservano appositi uffici araldici incaricati di registrare gli stemmi dei propri cittadini, di persone ivi residenti, o comunque di individui che possano vantare una qualche forma di rapporto con il territorio dello Stato di cui i predetti uffici sono espressione. In questo senso, lo stemma viene inteso come una rappresentazione grafica del proprio nome e cognome, per ciò stesso meritevole di tutela una volta che ne vengano esplicitate le caratteristiche con la registrazione, al pari di come usualmente gli ordinamenti statuali tutelano il nome e il cognome di una persona non appena esso viene registrato all'anagrafe.
 
Gli Stati che ancora dispongono di tali uffici nella pienezza delle loro funzioni sono vari. Suggerisco di consultare la voce "heraldic authority" su Wikipedia, dove è contenuto un elenco completo di questi uffici e dove, con qualche ulteriore ricerca, sarà agevole verificare i requisiti, i tempi e i costi per la registrazione. Se non erro, i soli che consentano la registrazione degli stemmi anche agli stranieri non residenti sono l'ufficio araldico del Sudafrica e il Re d'Armi di Castiglia e Leòn, ma può darsi che ricordi male. Per gli altri si richiede la residenza se non addirittura la cittadinanza dello Stato in questione. (aggiornamento del 31/01/2021: il Sudafrica non registra più stemmi che non siano di cittadini sudafricani. Quanto al Re d'Armi di Castiglia e Leòn, le certificazioni da lui realizzate non sono equivalenti a quelle che fino al 2005 si potevano ottenere dal Cronista Rey de Armas di Spagna, come si evince chiaramente leggendo questo parere del Consiglio di Stato spagnolo del 1995: BOE.es - Documento CE-D-1995-2437 . E' peraltro stato recentemente creato, nell'ambito della disciplina sulla protezione dei musei e dei beni culturali in genere, un nuovo ufficio araldico presso la Repubblica di Malta - l'isola, ovviamente... - che registra stemmi anche di non maltesi, ma attualmente su questa nuova autorità non ha preso posizione nessun ufficio araldico dell'anglosfera, cosa inconsueta visto che Malta fa parte del Commonwealth).

Comunque, al di fuori dei rari casi di usurpazione dello stemma o di contestazione dello stesso, ai nostri fini la registrazione ha il pregio di definire in maniera formale la data a partire dalla quale un esponente di una certa famiglia, e presumibilmente i suoi discendenti in linea retta, hanno iniziato a far uso di quello specifico stemma poiché regolarmente concesso da un'apposita autorità ancorché estera, e ciò al fine di iniziare a far trascorrere quei 100 anni, ossia quelle tre generazioni, che in genere si ritiene debbano passare perché una famiglia acquisisca in maniera stabile una vita "more nobilium", detta anche "distinta civiltà".

Volendo definire in parole semplici il concetto di "distinta civiltà" lo potremmo qualificare come l'utilizzo di uno stemma di famiglia per lungo tempo da parte di legittimi discendenti di colui che lo usò per primo, il tutto accompagnato da un certo benessere tale da escludere l'esercizio di mestieri vili e disonorevoli (le cosiddette "arti meccaniche"). Il possesso di uno stemma e il non esercizio di arti meccaniche conferivano infatti, in Antico Regime, uno stato in un certo qual modo equiparato di fatto alla nobiltà e definito "more nobilium". Praticamente le famiglie benestanti e stemmate dopo un certo tempo (in genere tre generazioni, ossia 100 anni) finivano per essere, nella considerazione della collettività, associate a quella nobiltà pienamente detta di cui, pur non facendone formalmente parte, condividevano gli stili di vita agiati, gli usi e le costumanze.

Questa situazione, come è intuibile, non determina una piena nobiltà. Oltre alla lunghezza del tempo, assolutamente non indifferente, che separa la concessione dello stemma dal pieno e incontestabile "more nobilium", comunque tale stato resta sempre "di fatto", ossia privo di una formalizzazione, al di fuori della semplice concessione dello stemma, che certifichi il pieno ingresso della famiglia in questione nel ceto nobiliare. 

Ad ogni modo, potendolo fare, io consiglio sempre di adoperarsi per registrare il proprio stemma presso una delle autorità in questione. La spesa infatti non è mai eccessiva (in genere sempre al di sotto dei 2.000 euro), e comunque una formalizzazione dell'uso di uno stemma è sempre qualcosa che potrà essere utile nei decenni seguenti. 

2. L'acquisto dell'unico titolo nobiliare ancora legalmente reperibile, ossia quello scozzese di "baron".

A questa via, assolutamente la "regina viarum" tra le strade che conducono a nobiltà certa e generosa, dedicherò un'apposita pagina. Chi è interessato, nel mentre prepari il portafogli ad un esborso che, sebbene ingente, è tuttavia destinato a far coronare al fortunato il sogno di una vita, e cioè l'accesso al ceto nobile in maniera giusta, perfetta e regolare.

In questa sede mi limito ad un incoraggiamento finale: se volete diventare nobili, non abbiate timore a spendere una somma ingente per qualcosa di apparentemente insignificante e inconcreta come la nobiltà. Non date retta agli aristocratici con la puzza sotto al naso, o a chi vi dice che siete matti. La nobiltà, per chi ci tiene, è la cosa più gratificante che esista, costituendo la definitiva consacrazione di un'ascesa sociale fatta con onore e sacrificio nel corso di una vita.

Anzi, a dirla tutta, se siete persone che ci tengono a queste cose, l'acquisto di un titolo nobiliare è il migliore investimento che si possa fare per i propri figli e nipoti. Un titolo nobiliare, infatti, è come il vino che migliora invecchiando: esso assumerà sempre più prestigio e considerazione man mano che trascorreranno gli anni dal suo acquisto, e i sorrisi di scherno che gli stupidi vi dedicheranno nei primi anni si trasformeranno in espressioni di stupore e meraviglia tra un paio di generazioni quando i vostri discendenti non avranno più bisogno di spiegare la presenza di uno status che oramai costituirà parte integrante della loro storia e del prestigio della loro famiglia.

Inoltre, se ad oggi è ancora possibile acquistare titoli nobiliari, nel futuro chissà? La legislazione che ne contempla la compravendita è infatti sovente il residuo di normative antiche, incerte nel loro futuro prossimo. Perché aspettare dunque? Parafrasando Lorenzo il Magnifico, chi vuol esser nobile sia, che del domani non c'è certezza!

Monday, May 10, 2021

Nobili e notabili Inghilterra

Messaggioda Andrew Martin Garvey » sabato 27 dicembre 2014, 13:11 

Posso agiungere qualcosa riguardante l'Inghilterra per un confronto.
In generale in Inghilterra si divideva i ceti sociali "notabili" in: nobili, gentry e clergy. Nobile si intende soltanto i capo famiglia con un titolo che dava il direitto ad un seggio nella Camera Alta del Parlamento (House of Lords) (i figli non erano considerati nobili anch se godevana di titoli nobilari di cortesia). 
Tuti sanno che il grande Sir Winston CHurchill non fu nobile nel senso britannico ma senz'altro apparteneva al ceto del "gentry" suo padre godeva di un titolo per cortesia essendo figlio di un duca.
Neppure i baronetti (una sorta di cavalierato ereditario) che hanno i titolo di Sir come i cavalieri grand ufficiali o gran croce, sono nobili nel senzo inglese. 
In Inghilterra i membri della "gentry", che potremmo equipolare alla nobiltà minore non titolata, sono coloro che hanno beni terrieri di una certa entità (che chi dice di qualche migliaia di ettari), quasi sempre uno stemma gentilizza ereditaria registrato preso il College of Arms e anche incarchi ufficiali di nomina regia (ad esempio giudice di pace (magistrati non stipendiati e quasi mai laureati in legge), lord lieutenant o vice-lord lieutenant della contea (l'atuale GM SMOM Frà Matthew Festing è un Vice Lord Lieutenant della Contea di Northumberland, o sceriffo) e speso hanno signorie di manieri (Lord of the Manor). 
I primi gradini nei ranghi precedenza sono i gentlemen ed gli esquires. Il trattamento di gentleman è concesso a coloro che sono laureati, hanno un incarico ufficiale di nomina regia, ad esempio gli ufficiali ineriori (sotttenenti e tenenti) dell'esercito, gli solicitors (una sorta di avvocato). Gli esquires sono coloro che hano sempre incarichi ufficiali di nomina regia i giudici di pace, ufficiali delle forze armate (dal grado di capitano in su). Gli insigniti di ordini cavallereschi. Io sono più propenso a considerare gli ufficiali (officers) ed i semplici cavalieri (member) come gentlemen, anche se nelle lettere patenti questi sono indicati come esquires, mentre dal grado di commendatore (companion o commander) sono esquires. Non vi sono ordini cavalereschi di sfera britannica che conferiscono la nobiltà.
Il Lord of the Manor era quasi sempre un gentleman ma poteva anche essere un esquire, ma poteva anche essere un contadino arricchito. Oggi giorno chi ha compra il titolo di LOrd of the Manor è un vanitoso arricchito che vuole avere un titolo a tutti i costi ma tale titolo non ha nessuna valenza legale o certamente no da nessuna posizione sociale. Detto ciò vi sono anche coloro che ottengono un Lordship of the Manor per motivi storici perchè il maniero apparteneva ad un avo o perchè collegato in altro modo. Personalmente, per motivi storici-sportivi non mi dispiacerebbe essere il Lord of the Manor of Hambledon nel Hampshire perchè tale villaggio è dove viene fondato il giouco di cricket! Pare che il tennista Boris Beker abbia acquistato il Maniero di Wimbledon dalla famiglia Spencer:
I profesionisti quali gli avvocati, medici non appartengono alla nobiltà e neppure, nella maggior parte dei casi, alla gentry. Però, spesso essi avevano il trattamento di cortesia di gentleman o esquire, ma senza un incarico o nomina da parte della Corona (commission ecc...) in cui era indicato il nome seguito del rango di gentleman o esquire questi profesionisti non potevano considerarsi membri della gentry.
Per quanto concerne il SMOM, il genealogista, Lord Henry Norreys mi ha spiegato che si può eventualmente entrare nel grado di Cav di Grazia e Devozione se si può dimostare di discendere da un avo che godeva di trattamenti di esquire o gentleman cent'ani fa. Cioè il bisavolo era almeno un gentleman e che i suoi discnedenti lo erano pure. Il modo di dimostrare ciò e attraverso uno stemma gentilizzo concesso all'avo oppure la produzione di documenti ufficiali in cui gli avi sono indicati come gentlemen.
Forse l'ho già detto altrove ma mi piace ricordare le parole di Giacomo VI & I: "io posso creare nobili ma solo il Signore può creare un gentleman".

Famiglia notabile

in estrema sintesi ed in termini forse fin troppo generici, con notabilato si è soliti intendere la condizione di alcune famiglie i cui membri vissero in una condizione di nobiltà de facto (a.k.a. vita more nobilium), mai ufficialmente riconosciuta dalle varie fontes honorum del caso. 

Nella fattispecie, per quanto variasse molto a seconda delle coordinate spazio-temporali, la vita more nobilium, vivere a mo' dei nobili appunto, consisteva nel non esercitare arti manuali e vili, nell'essere proprietario e/o esercitare professioni nobili, quelle per cui si necessitava di laurea ad esempio (avvocato, medico/dottor fisico, etc.), o, ancora, nel ricoprire incarichi di prestigio in ambito militare, civile o nelle amministrazioni locali. Il tutto per varie generazioni al fine di consolidare lo status.

Nell' Annuario della Nobiltà Italiana, XXXI^ edizione, si dà la seguente definizione: casate che godettero di vita more nobilium, che ebbero possesso di stemma e che in vari casi furono casate nobiliari minori, su quella fascia grigia e spesso non sempre chiara tra ceto civile e nobiltà, oppure si tratta di rami di famiglie più importanti, ma in generale furono famiglie che non furono mai formalmente riconosciute nobili pur avendone i requisiti in molti casi.

Sunday, May 9, 2021

Cavaliere di Grazia Magistrale come nobile

Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:44 

Mi pare interessante, nell'ambito della presente, "annosa" discussione, riportare le autorevoli parole di S.A.E. Frà Angelo de Mojana di venerata memoria, il quale, in un suo intervento risalente al 1972 ("L'Ordine di Malta. Attualità di una antica tradizione", riportato da Giovanni Scarabelli, in "Linee di spiritualità del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme, Venezia, 2002 p. 37) così spiega la questione: "[…] Per quanto riguarda l'Ordine Gerosolimitano, se è vero che secondo la sua tradizione l'appartenenza al ceto nobile costituisce titolo esclusivo per l'ammissione degli aspiranti Cavalieri, questa tradizione è andata evolvendosi e lentamente modificandosi nel corso dell'ultimo secolo: oggi l'appartenenza al ceto nobile non è più titolo esclusivo per l'ammissione nell'Ordine. La creazione dei ceti di "Grazia" fra le diverse classi dei membri ha avviato a modificazione il criterio di ammissione di nuovi Cavalieri. La valutazione di particolari meriti acquisiti dal cittadino, non decorato da un titolo nobiliare trasmessogli per successione ereditaria, consente all'Ordine di valutare la sua personale "nobiltà", di riconoscerla pubblicamente dandogli la possibilità di accesso nell'istituzione: è in pratica sostanza l'esercizio dello "jus nobilitandi", prerogativa dei Sovrani che, nelle forme previste e regolate dalla Costituzione Melitense e da norme regolamentari, non può essere negato all'Ordine Gerosolimitano proprio per il suo carattere "sovrano" che la vigente Carta Costituzionale ha autorevolmente confermato e che numerosi Stati ufficialmente od anche soltanto di fatto riconoscono. Così inteso, così dimensionato il concetto di "nobiltà", il carattere nobiliare dell'Ordine di Malta non appare più una anacronistica sopravvivenza, ma al contrario un valido mezzo per sollecitare azioni degne di apprezzamento e di pubblico riconoscimento". 

[continua]
Luca Marcarini
 
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Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:45 

In una ulteriore pubblicazione a cura dell'Ordine ("L'Ordine di Malta ieri e oggi", Roma, 1992, p. 29) così si legge: "Per tradizione l'Ordine, secondo la definizione della Carta Costituzionale approvata dal Breve Apostolico del 24 giugno 1961, è composto soltanto di nobili. Attualmente quasi la metà dei membri non proviene da famiglie nobili […] Nell'Ordine, tutti i Cavalieri sono nobili: alcuni sono nobili per nascita, altri lo diventano ad personam grazie al fatto di essere Cavalieri (di Grazia Magistrale)." 

Alcune brevi considerazioni. Sia il Gran Maestro de Mojana che la citata pubblicazione dell'Ordine si riferivano ad una realtà codificata sotto la precedente Carta Costituzionale. La quale oggi ricorda il carattere "tradizionalmente" nobiliare dell'Ordine, ma non replica più l'espressione che esso sia composto esclusivamente da nobili. Anche questo mutamento, in linea con le valutazioni espresse da S.A.E. Frà Angelo, è da annoverarsi nella continua capacità che l'Ordine ha di cogliere (e a volte di anticipare) mutamenti storici e sociali che non lo hanno mai trovato impreparato, garantendone una plurisecolare sopravvivenza. 
Ormai "tradizionalmente" quindi si parla di una sorta di riconoscimento pubblico di una "nobiltà personale" del Cavaliere di grazia magistrale, da non confondere con la nobiltà di nascita o di concessione sovrana. Si tratta, in altre parole, del particolare concetto di "militia nobilitans" che è conseguenza propria della cavalleria in quanto tale. 
È bene ricordare, infatti, che se per assurdo l'Ordine volesse nobilitare apertamente ed espressamente tutti i suoi membri non nobili, lo potrebbe fare anche domani, senza necessità di alcun riconoscimento od autorizzazione esterna, stante la sua natura sovrana. 
Chiedo scusa per la prolissità del mio intervento. 
Cordialmente 
Luca Marcarini
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 18:41 

A mio giudizio bisogna preliminarmente chiarire un punto. 
Reputo che vi sia una differenza di stato, giuridicamente rilevante, tra condizione nobiliare e condizione more nobilium. Mentre la prima, deve sempre risultare espressamente da un atto promanante da una autorità sovrana, la seconda, così come è intuibile dalla stessa semantica della locuzione, si può acquisire godendo di un particolare status
L'ascrizione alla religione melitense come Grazia Magistraleindubbiamente conferisce lo status more nobilium ma la condizione nobiliare è tutt'altra cosa. 

Per chiarire meglio il concetto vi faccio un esempio. Uno dei modi di acquisto della nobiltà a titolo originario è l'Usucapione (... ebbene si la nobiltà si può anche usucapire). Basta(...va?) che per tre generazione gli appartenenti ad una famiglia conducessero una esistenza more nobilium per potere petire alla legittima autorità sovrana il riconoscimento del loro status (sul punto si veda - su due piedi non ricordo con esatteza - la voce Nobiltà o sul Novissimo Digesto Italiano o sull'Enciclopedia del Diritto). 

Quindi il more nobilium della Grazia Magistrale è (era) titolo valido per potere petire eventualmente e sussistendone le prescritte condizioni il riconoscimento di nobiltà che comunque deve risultare sempre ed espressamente da un formale atto sovrano. 

Gli stralci dei documenti riportati da Luca Marcarini mi sembra che si collochino in questa direzione. 

In conclusione una cosa è la condizione nobiliare un'altra il more nobilium. Da quanto mi risulta l'ascritto ai ruoli di Grazia Magistraleè un gentiluomo cattolico che gode pienamente e legittimamente uno stato "simile alla nobiltà" ma non è nobile fintanto che tale stato non gli venga riconosciuto formalmente con un atto promanante da una legittima autorità sovrana. 

Come sempre questa è la mia opinione, ogni argomento contrario sarà ed è benvenuto. 

Christmas 2023 - Puer natus est nobis!

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