Nobiltà Generica
La Nobiltà Generica nel Regno di Napoli
Uno degli argomenti meno chiari ai più che si interessano della nobiltà in epoca borbonica è dunque il concetto di nobiltà generica, ovvero la nobiltà cosiddetta "semplice" (non scaturita da titolo feudale o formale riconoscimento regio), e soprattutto come e quando si acquisiva nobiltà. In sostanza in che modo e quando una famiglia potesse definirsi nobile anche se non era di nobiltà generosa, cioè quando non aveva avuto e posseduto feudi, non aveva avuto concessioni nobiliari dal sovrano oppure non discendeva da personaggi che avevano rivestito alte dignità producenti nobiltà, ovvero la cosiddetta "nobiltà del terzo grado". Il Reale Dispaccio del 25 gennaio 1756 infatti regolò la Nobiltà in tre gradi e distinse la Nobiltà generosa, la Nobiltà di privilegio e la Nobiltà legale (o civile).
"La terza chiamata Legale, o sia Civile comprenda quelli, i quali facciano
costare avere così essi, che il loro Padre, ed Avo vissuto in Città
demaniale, e regia, escluse le baronali, sempre civilmente con decoro, e
comodità, senza esercitare carica, e impiego basso, e popolare, e sono
sempre stati riputati dal Pubblico Uomini onorati, e dabbene"
Per essere quindi nobili "semplici", ovvero della terza classe, era indispensabile avere i requisiti di tre generazioni vissute more nobilium (Real Dispaccio del 1743) ed era indispensabile che ciò venisse constatato altrimenti chiunque si sarebbe potuto definire "nobile", chiunque avrebbe preteso privilegi, esenzioni, riguardi etc... spettanti alla nobiltà e si sarebbe così creata una inflazione della nobiltà e confusione fra il ceto medio "civile" ed i nobili del terzo ordine (come distinse il Real Dispaccio del 1774). Occorreva quindi una constatazione di tale tipo di nobiltà. Ma chi poteva constatare, ovvero accertare tale status nobiliare? il sovrano e/o i suoi rappresentanti, ovvero gli Organi a ciò preposti. Infatti bisogna ricordare che si era nobili se ciò era accertato dallo Stato e confermato dal sovrano. Alla luce di quanto esposto ne consegue che la terza classe nobiliare era quella che veniva accertata da constatazione legale e che riguardava quindi famiglie di nobiltà recente e non generosa. Infatti, come prescrisse il citato R.D. del 1756 ed il Real Dispaccio 1 agosto 1770 la nobiltà generosa poteva aversi solo dal lungo possesso di feudi, concessione del sovrano, o supreme cariche nella milizia, nella magistratura o nelle dignità ecclesiastiche. Ne consegue che la terza classe presupponeva che una famiglia di tale ordine non fosse di nobiltà generosa (almeno 200 anni), altrimenti sarebbe rientrata nella prima classe. Quindi era necessariamente una "nobiltà recente" (di un centinaio di anni, ovvero 3 generazioni), divenuta tale per vari requisiti di "more nobilium" (nobili "di fatto"), ma che per essere ufficializzata (nobili "de jure"), doveva essere constatata. Ma tale constatazione era in sostanza una DICHIARAZIONE della nobiltà della famiglia e non l'inizio della nobiltà stessa (come si verificava quando la nobiltà era concessa). La nobiltà di terza classe necessitava quindi di:
1) Requisito delle 3 generazioni (circa 90/100 anni) di vissuto "more nobilium";
2) Constatazione/dichiarazione di tale vissuto "more nobilium" (mediante accertamento da parte di Organi competenti e conseguente regio consenso ed esecutorato).
Tali famiglie quindi divenivano nobili di 3° grado se ottenevano sentenze favorevoli dai tribunali nobiliari competenti in ciò, se ottenevano Cavalieri di Malta di giustizia, etc... In tale modo risulta chiaro come non si potesse confondere una famiglia "civile" da una famiglia nobile del terzo grado. Ed è chiaro come per entrare in questo grado necessitasse la constatazione di tale nobiltà (che riconosceva uno stato giuridico nobiliare "di fatto" ovvero il more nobilium). Per essere quindi nobili semplici, ovvero della terza classe, era indispensabile che ciò venisse constatato, altrimenti chiunque si sarebbe potuto definire "nobile" e chiunque avrebbe preteso privilegi, esenzioni, riguardi etc. spettanti alla nobiltà. L'accertamento dello status nobiliare quindi serviva ad evitare l'inflazione della nobiltà e la confusione fra il ceto medio "civile" ed i nobili del terzo ordine (come distinse il Real Dispaccio del 1774). Occorreva quindi una constatazione di tale tipo di nobiltà e chi poteva constatare, ovvero accertare tale status nobiliare era solo il sovrano e/o i suoi rappresentanti, ovvero gli Organi a ciò preposti. L'errata presunzione che una famiglia potesse diventare "nobile" automaticamente, ascendendo al rango sociale senza nessun necessario riconoscimento giuridico non solo è errata ma fuorviante e produttiva di ulteriori errori. Lo scopo recondito di tale concetto è spogliare la nobiltà del suo connotato giuridico e del suo indissolubile legame con la sovranità statale. Come se si potesse essere nobili anche se il sovrano non lo riconosceva o non lo accettava. In base a tale errata supposizione le famiglie del secondo ceto sociale, quello "medio" (da Regio Dispaccio del 1774) sarebbero automaticamente entrate nel terzo grado della nobiltà dopo 3 generazioni vissute "more nobilium". Ma quando sarebbero state computate tali 3 generazioni? E quando sarebbero state accertate? E da chi? Dall'opinione pubblica locale? Dai nobili locali anche se non riuniti in Seggio? Dalla stessa famiglia che si autodefiniva divenuta nobile, o meglio nobile da secoli? Ed in questo caso? Sarebbe stata di nobiltà generosa allora? E non avrebbe dovuto avere uno dei requisiti di tale Primo grado di Nobiltà? Quindi il ceto medio non sarebbe nemmeno esistito, ma sarebbe stato TUTTO un ceto di provvisoria transizione? Ed invece esistette (come specificò il citato R.D. del 1774) ed anche se fu effettivamente l'origine di varie nuove famiglie nobilitate. Secondo il falso criterio della "nobilitazione automatica" qualunque famiglia si sarebbe dichiarata nobile dopo 3 generazioni vissute "more nobilium". Immaginiamo allora che inflazioni di nobili ci sarebbero state e quante famiglie avrebbero iniziato a pretendere privilegi nobiliari a loro "spettanti". La "nobilitazione automatica" è invece contraria al principio ribadito dalla monarchia borbonica secondo il quale solo al sovrano spetta la creazione/concessione, conferma e riconoscimento della nobiltà in quanto essa materia di Stato e diritto di regalia. Giacchè si è nobili in uno Stato solo se il sovrano (o i suoi organi a ciò posti) riconosce tale nobiltà. E tale è il concetto chiarissimamente ribadito dalla monarchia borbonica. Quindi fra le due tesi contrapposte della "nobilitazione automatica" (nobiltà extra legem) e della "nobiltazione statale" (nobilità ex lege) è evidente come quest'ultima sia la vera e sola nobiltà che esisteva e come la prima sia solo una menzogna comoda per tutti quanti hanno preteso di dirsi discendenti da famiglie "nobili" solo perchè i loro antenati vivevano "more nobilium" o semplicemente erano ricchi. Infatti non riconoscendo la necessità di un riconoscimento legale della nobiltà di una famiglia chiunque si sarebbe potuto dire nobile e chiunque oggi può dirsi discendente da famiglia "nobile". Quindi il paradigma per definire una famiglia "nobile" è accertare che essa abbia avuto un formale e legale attestato di tale status (concessione ex novo, come un feudo, oppure dichiarazione dello status quo di nobiltà, come l'iscrizione ad un Seggio Nobiliare, oppure una documentazione attestante un avo nobilitato per una carica illustre, oppure una prova nobiliare in un processo legale, presso tribunale nobiliare, statale o Ordine Malta, Costantiniano o Guardia del Corpo a cavallo).
A cura di Giovanni Grimaldi
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