Come diventare nobili oggi
Come si può agilmente arguire dalla lettura delle pagine precedenti, nonchè dalla stessa intestazione del sito, è mia ferma intenzione dare in questo luogo indicazioni pratiche, semplici, e alla portata di tutti su come acquisire un titolo nobiliare che sia giuridicamente solido e pienamente difendibile in punto di diritto dagli attacchi, sempre vili e traversi, degli immancabili aristocratici "primi della classe".Con la stessa sincerità e semplicità, però, debbo dire che per diventare nobili oggi ci voglio molto tempo o, in alternativa, molto denaro. Non si speri, quindi, di poter acquisire un titolo ben spendibile in società collegandosi all'immancabile sito internet dove, con poche decine o al massimo qualche centinaia di euro, si acquistano improbabili pergamene di altrettanto improbabili micronazioni.
Escludendo che chi mi legge sia tanto intimo del re Felipe VI da ricevere nei prossimi mesi un grandato di Spagna, o tanto introdotto con i Windsor da poter ragionevolmente aspirare ad un seggio alla Camera dei Lords, vado ad elencare e a tratteggiare gli unici due modi che, a mia conoscenza, consentono di acquisire uno status nobiliare inattaccabile.
1. La registrazione del proprio stemma di famiglia presso un'autorità araldica statale, e il trascorrere di almeno 100 anni per l'ottenimento della distinta civiltà. (ATTENZIONE: leggete con attenzione l'aggiornamento del 31/01/2021 qui di seguito. Parrebbe che anche questa via abbia oramai una portata dubbia...).
Alcuni Stati, tanto monarchici quanto ad ordinamento repubblicano, conservano appositi uffici araldici incaricati di registrare gli stemmi dei propri cittadini, di persone ivi residenti, o comunque di individui che possano vantare una qualche forma di rapporto con il territorio dello Stato di cui i predetti uffici sono espressione. In questo senso, lo stemma viene inteso come una rappresentazione grafica del proprio nome e cognome, per ciò stesso meritevole di tutela una volta che ne vengano esplicitate le caratteristiche con la registrazione, al pari di come usualmente gli ordinamenti statuali tutelano il nome e il cognome di una persona non appena esso viene registrato all'anagrafe.
Gli Stati che ancora dispongono di tali uffici nella pienezza delle loro funzioni sono vari. Suggerisco di consultare la voce "heraldic authority" su Wikipedia, dove è contenuto un elenco completo di questi uffici e dove, con qualche ulteriore ricerca, sarà agevole verificare i requisiti, i tempi e i costi per la registrazione. Se non erro, i soli che consentano la registrazione degli stemmi anche agli stranieri non residenti sono l'ufficio araldico del Sudafrica e il Re d'Armi di Castiglia e Leòn, ma può darsi che ricordi male. Per gli altri si richiede la residenza se non addirittura la cittadinanza dello Stato in questione. (aggiornamento del 31/01/2021: il Sudafrica non registra più stemmi che non siano di cittadini sudafricani. Quanto al Re d'Armi di Castiglia e Leòn, le certificazioni da lui realizzate non sono equivalenti a quelle che fino al 2005 si potevano ottenere dal Cronista Rey de Armas di Spagna, come si evince chiaramente leggendo questo parere del Consiglio di Stato spagnolo del 1995: BOE.es - Documento CE-D-1995-2437 . E' peraltro stato recentemente creato, nell'ambito della disciplina sulla protezione dei musei e dei beni culturali in genere, un nuovo ufficio araldico presso la Repubblica di Malta - l'isola, ovviamente... - che registra stemmi anche di non maltesi, ma attualmente su questa nuova autorità non ha preso posizione nessun ufficio araldico dell'anglosfera, cosa inconsueta visto che Malta fa parte del Commonwealth).
Comunque, al di fuori dei rari casi di usurpazione dello stemma o di contestazione dello stesso, ai nostri fini la registrazione ha il pregio di definire in maniera formale la data a partire dalla quale un esponente di una certa famiglia, e presumibilmente i suoi discendenti in linea retta, hanno iniziato a far uso di quello specifico stemma poiché regolarmente concesso da un'apposita autorità ancorché estera, e ciò al fine di iniziare a far trascorrere quei 100 anni, ossia quelle tre generazioni, che in genere si ritiene debbano passare perché una famiglia acquisisca in maniera stabile una vita "more nobilium", detta anche "distinta civiltà".
Volendo definire in parole semplici il concetto di "distinta civiltà" lo potremmo qualificare come l'utilizzo di uno stemma di famiglia per lungo tempo da parte di legittimi discendenti di colui che lo usò per primo, il tutto accompagnato da un certo benessere tale da escludere l'esercizio di mestieri vili e disonorevoli (le cosiddette "arti meccaniche"). Il possesso di uno stemma e il non esercizio di arti meccaniche conferivano infatti, in Antico Regime, uno stato in un certo qual modo equiparato di fatto alla nobiltà e definito "more nobilium". Praticamente le famiglie benestanti e stemmate dopo un certo tempo (in genere tre generazioni, ossia 100 anni) finivano per essere, nella considerazione della collettività, associate a quella nobiltà pienamente detta di cui, pur non facendone formalmente parte, condividevano gli stili di vita agiati, gli usi e le costumanze.
Questa situazione, come è intuibile, non determina una piena nobiltà. Oltre alla lunghezza del tempo, assolutamente non indifferente, che separa la concessione dello stemma dal pieno e incontestabile "more nobilium", comunque tale stato resta sempre "di fatto", ossia privo di una formalizzazione, al di fuori della semplice concessione dello stemma, che certifichi il pieno ingresso della famiglia in questione nel ceto nobiliare.
Ad ogni modo, potendolo fare, io consiglio sempre di adoperarsi per registrare il proprio stemma presso una delle autorità in questione. La spesa infatti non è mai eccessiva (in genere sempre al di sotto dei 2.000 euro), e comunque una formalizzazione dell'uso di uno stemma è sempre qualcosa che potrà essere utile nei decenni seguenti.
2. L'acquisto dell'unico titolo nobiliare ancora legalmente reperibile, ossia quello scozzese di "baron".
A questa via, assolutamente la "regina viarum" tra le strade che conducono a nobiltà certa e generosa, dedicherò un'apposita pagina. Chi è interessato, nel mentre prepari il portafogli ad un esborso che, sebbene ingente, è tuttavia destinato a far coronare al fortunato il sogno di una vita, e cioè l'accesso al ceto nobile in maniera giusta, perfetta e regolare.
In questa sede mi limito ad un incoraggiamento finale: se volete diventare nobili, non abbiate timore a spendere una somma ingente per qualcosa di apparentemente insignificante e inconcreta come la nobiltà. Non date retta agli aristocratici con la puzza sotto al naso, o a chi vi dice che siete matti. La nobiltà, per chi ci tiene, è la cosa più gratificante che esista, costituendo la definitiva consacrazione di un'ascesa sociale fatta con onore e sacrificio nel corso di una vita.
Anzi, a dirla tutta, se siete persone che ci tengono a queste cose, l'acquisto di un titolo nobiliare è il migliore investimento che si possa fare per i propri figli e nipoti. Un titolo nobiliare, infatti, è come il vino che migliora invecchiando: esso assumerà sempre più prestigio e considerazione man mano che trascorreranno gli anni dal suo acquisto, e i sorrisi di scherno che gli stupidi vi dedicheranno nei primi anni si trasformeranno in espressioni di stupore e meraviglia tra un paio di generazioni quando i vostri discendenti non avranno più bisogno di spiegare la presenza di uno status che oramai costituirà parte integrante della loro storia e del prestigio della loro famiglia.
Inoltre, se ad oggi è ancora possibile acquistare titoli nobiliari, nel futuro chissà? La legislazione che ne contempla la compravendita è infatti sovente il residuo di normative antiche, incerte nel loro futuro prossimo. Perché aspettare dunque? Parafrasando Lorenzo il Magnifico, chi vuol esser nobile sia, che del domani non c'è certezza!
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