Sunday, May 9, 2021

Cavaliere di Grazia Magistrale come nobile

Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:44 

Mi pare interessante, nell'ambito della presente, "annosa" discussione, riportare le autorevoli parole di S.A.E. Frà Angelo de Mojana di venerata memoria, il quale, in un suo intervento risalente al 1972 ("L'Ordine di Malta. Attualità di una antica tradizione", riportato da Giovanni Scarabelli, in "Linee di spiritualità del Sovrano Militare Ospedaliero Ordine di S.Giovanni di Gerusalemme, Venezia, 2002 p. 37) così spiega la questione: "[…] Per quanto riguarda l'Ordine Gerosolimitano, se è vero che secondo la sua tradizione l'appartenenza al ceto nobile costituisce titolo esclusivo per l'ammissione degli aspiranti Cavalieri, questa tradizione è andata evolvendosi e lentamente modificandosi nel corso dell'ultimo secolo: oggi l'appartenenza al ceto nobile non è più titolo esclusivo per l'ammissione nell'Ordine. La creazione dei ceti di "Grazia" fra le diverse classi dei membri ha avviato a modificazione il criterio di ammissione di nuovi Cavalieri. La valutazione di particolari meriti acquisiti dal cittadino, non decorato da un titolo nobiliare trasmessogli per successione ereditaria, consente all'Ordine di valutare la sua personale "nobiltà", di riconoscerla pubblicamente dandogli la possibilità di accesso nell'istituzione: è in pratica sostanza l'esercizio dello "jus nobilitandi", prerogativa dei Sovrani che, nelle forme previste e regolate dalla Costituzione Melitense e da norme regolamentari, non può essere negato all'Ordine Gerosolimitano proprio per il suo carattere "sovrano" che la vigente Carta Costituzionale ha autorevolmente confermato e che numerosi Stati ufficialmente od anche soltanto di fatto riconoscono. Così inteso, così dimensionato il concetto di "nobiltà", il carattere nobiliare dell'Ordine di Malta non appare più una anacronistica sopravvivenza, ma al contrario un valido mezzo per sollecitare azioni degne di apprezzamento e di pubblico riconoscimento". 

[continua]
Luca Marcarini
 
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Messaggioda Luca Marcarini » mercoledì 7 marzo 2007, 16:45 

In una ulteriore pubblicazione a cura dell'Ordine ("L'Ordine di Malta ieri e oggi", Roma, 1992, p. 29) così si legge: "Per tradizione l'Ordine, secondo la definizione della Carta Costituzionale approvata dal Breve Apostolico del 24 giugno 1961, è composto soltanto di nobili. Attualmente quasi la metà dei membri non proviene da famiglie nobili […] Nell'Ordine, tutti i Cavalieri sono nobili: alcuni sono nobili per nascita, altri lo diventano ad personam grazie al fatto di essere Cavalieri (di Grazia Magistrale)." 

Alcune brevi considerazioni. Sia il Gran Maestro de Mojana che la citata pubblicazione dell'Ordine si riferivano ad una realtà codificata sotto la precedente Carta Costituzionale. La quale oggi ricorda il carattere "tradizionalmente" nobiliare dell'Ordine, ma non replica più l'espressione che esso sia composto esclusivamente da nobili. Anche questo mutamento, in linea con le valutazioni espresse da S.A.E. Frà Angelo, è da annoverarsi nella continua capacità che l'Ordine ha di cogliere (e a volte di anticipare) mutamenti storici e sociali che non lo hanno mai trovato impreparato, garantendone una plurisecolare sopravvivenza. 
Ormai "tradizionalmente" quindi si parla di una sorta di riconoscimento pubblico di una "nobiltà personale" del Cavaliere di grazia magistrale, da non confondere con la nobiltà di nascita o di concessione sovrana. Si tratta, in altre parole, del particolare concetto di "militia nobilitans" che è conseguenza propria della cavalleria in quanto tale. 
È bene ricordare, infatti, che se per assurdo l'Ordine volesse nobilitare apertamente ed espressamente tutti i suoi membri non nobili, lo potrebbe fare anche domani, senza necessità di alcun riconoscimento od autorizzazione esterna, stante la sua natura sovrana. 
Chiedo scusa per la prolissità del mio intervento. 
Cordialmente 
Luca Marcarini
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Messaggioda nicolad72 » mercoledì 7 marzo 2007, 18:41 

A mio giudizio bisogna preliminarmente chiarire un punto. 
Reputo che vi sia una differenza di stato, giuridicamente rilevante, tra condizione nobiliare e condizione more nobilium. Mentre la prima, deve sempre risultare espressamente da un atto promanante da una autorità sovrana, la seconda, così come è intuibile dalla stessa semantica della locuzione, si può acquisire godendo di un particolare status
L'ascrizione alla religione melitense come Grazia Magistraleindubbiamente conferisce lo status more nobilium ma la condizione nobiliare è tutt'altra cosa. 

Per chiarire meglio il concetto vi faccio un esempio. Uno dei modi di acquisto della nobiltà a titolo originario è l'Usucapione (... ebbene si la nobiltà si può anche usucapire). Basta(...va?) che per tre generazione gli appartenenti ad una famiglia conducessero una esistenza more nobilium per potere petire alla legittima autorità sovrana il riconoscimento del loro status (sul punto si veda - su due piedi non ricordo con esatteza - la voce Nobiltà o sul Novissimo Digesto Italiano o sull'Enciclopedia del Diritto). 

Quindi il more nobilium della Grazia Magistrale è (era) titolo valido per potere petire eventualmente e sussistendone le prescritte condizioni il riconoscimento di nobiltà che comunque deve risultare sempre ed espressamente da un formale atto sovrano. 

Gli stralci dei documenti riportati da Luca Marcarini mi sembra che si collochino in questa direzione. 

In conclusione una cosa è la condizione nobiliare un'altra il more nobilium. Da quanto mi risulta l'ascritto ai ruoli di Grazia Magistraleè un gentiluomo cattolico che gode pienamente e legittimamente uno stato "simile alla nobiltà" ma non è nobile fintanto che tale stato non gli venga riconosciuto formalmente con un atto promanante da una legittima autorità sovrana. 

Come sempre questa è la mia opinione, ogni argomento contrario sarà ed è benvenuto. 

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